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COMUNICAZIONE EMPATICA: #03 passiamo all’azione!

By 18 Ottobre 2021 No Comments
passare all azione per spiegare la comunicazione non violenta Yoga on the Job

ESERCIZIO n. 3 – FARE RICHIESTE SEMPLICI… PASSIAMO ALL’AZIONE!

Siamo al terzo esercizio per praticare la comunicazione empatica, che potrà essere eseguito solo se già avete fatto un po’ di pratica con i primi due (se li avete perduti potete ritrovarli negli articoli precedenti di questo blog).
Vi ricordate? In un momento dato decido consapevolmente di guardarmi dentro, riconoscendo e riconducendo le mie emozioni a una delle 5 fondamentali che abbiamo elencato. Successivamente, mi sforzo di collegare queste emozioni a un bisogno che sento, dalle quali esse derivano o che mi procurano.
Tutto questo mi serve a capire dove mi trovo: sono nel bel mezzo di una situazione, ma sono consapevole di quello che sta succedendo dentro di me. Sono molto oltre la metà dell’opera, ho in mano la situazione!
Bene, adesso è il momento di agire. O di parlare! Come?
Se so come mi sento e so di cosa ho bisogno posso chiedere aiuto. Che la vostra richiesta sia il frutto di quello che avete scoperto poco fa, niente di più e niente di meno. E che sia una richiesta in prima persona, che non carichi l’altro di responsabilità, perché siete voi che avete bisogno di ciò che chiedete.
Vi stupirete di scoprire come, seguendo questo metodo, la richiesta che ne scaturirà sarà semplice e comprensibile per il vostro interlocutore. A questo punto sarà anche molto probabile che questi comprenda la vostra necessità e abbia voglia di sostenervi.
Proviamo?
Vi lascio un ulteriore esempio, che riassume i passaggi spiegati finora e che vi aiuterà a praticare questo terzo esercizio.
Esempio: Sono a casa di un’amica e c’è un terzo ospite. Lei per scherzare e animare la conversazione ironizza su una mia piccola ossessione, quella di telefonare non appena mi rendo conto di essere in ritardo a un appuntamento, anche se di pochi minuti. Aspetto a reagire e indago tra le mie emozioni: provo rabbia, certamente, perché la mia amica sta utilizzando un mio difetto per intrattenere l’altro ospite e ridere con lui, ma mi sento anche triste, perché pensavo di potermi confidare con lei senza rischiare di essere mai presa in giro. Che bisogno nasce da questo, o da quale bisogno deriva l’emozione che provo? Riconosco la mia fragilità e la mia piccola fisima, e riconosco il bisogno di essere protetta da chi mi vuole bene. Aspetto che l’amico se ne vada, e quando siamo sole avanzo la mia richiesta: “Sai, mi sono sentita un po’ triste quando hai raccontato della mia ossessione a X. Riconosco che è una mia fragilità dovuta all’ansia, e vorrei chiederti di non parlarne con altri perché in questo modo sento il mio stress crescere ancora di più”.
Capite il segreto di questa frase? Ho espresso il mio bisogno, non ho sottolineato la colpa dell’altro. E se l’esempio vi sembra banale e l’esercizio difficile di applicare in situazioni più serie, provate e poi mi direte. Buona pratica!

(foto di Camylla Battani, Unsplash)

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