Nello slancio delle braccia al cielo c’è l’emergere del guerriero Virabhadra dalla furia di Shiva, nell’apertura del petto e delle spalle c’è l’attacco lanciato a Daksha un momento prima di tagliargli la testa e nella difficile posizione finale in equilibrio c’è il momento della redenzione e del ritorno alla saggezza e alla giustizia. Cosa significa?
I molteplici aspetti incarnati da Shiva si riflettono nella sua psicologia complessa e nelle sue diverse attitudini: è l’essere ascetico distante da ogni forma di piacere, il potente distruttore il cui porre fine è da intendersi come transito precedente e necessario a una nuova trasformazione e rigenerazione, è l’essere fuori dalle regole e il perfetto meditante, il danzatore che balla sulle spalle della morte, ecc.
Prima di unirsi a Parvati Shiva sposò Satī contro la volontà del padre di lei, Daksha, che non riteneva Shiva degno di sua figlia a causa della sua condotta originale.
Quando vide ignorata la sua volontà, Daksha organizzò una festa nella quale rese omaggio a tutte le divinità, escludendo la coppia.
Satī vi si recò ugualmente e subì una tale umiliazione da parte di suo padre che scelse la morte, sacrificandosi sulla grande pira.
Quando la notizia giunse a Shiva la sua rabbia esplose, al punto che si strappò alcune ciocche di capelli e le tirò con violenza al suolo. Proprio da una di queste, racconta la leggenda, ebbe origine Virabhadra (Virabhadrasana I), il guerriero incaricato di vendicare la morte di Satī e l’affronto ricevuto.
Virabhadra si diresse alla sala dei rituali dove veniva celebrata la festa e lì distrusse tutto, decapitando infine Daksha (Virabhadrasana II).
Al culmine della devastazione Shiva si rese conto di ciò che stava accadendo e la fiamma della saggezza si accese di nuovo in lui. Concesse di nuovo la vita a Daksha restituendogli una nuova testa (Virabhadrasana III), anche se questa volta fu quella di una capra. Non riportò però in vita la sua sposa Satī.
Nei tre asana dedicati a Virabhadra ripercorriamo la sua storia ed esercitiamo le qualità del guerriero, che sono in ugual misura la forza e la saggezza.
(La storia di Virabhadra è raccontata dal poeta Kalidasa nel Kumārasambhava, un poema epico indiano il cui titolo significa La nascita di Kumāra).